Già 5.000 anni fa un dio unico con il suo cielo e la terra… conquistò l’umanità. Una entità cosmica che in sé racchiudeva l’universo intero. Se questo è vero, come sembrano raccontare le numerose prove archeologiche, tremila anni prima della nascita di Cristo il monoteismo conquistò la spiritualità degli uomini.

Già 5.000 anni fa un dio unico con il suo cielo e la sua terra?

Questo dio riempi ogni aspetto della vita sociale, religiosa e artistica. Il riferimento è alle popolazioni che abitavano l’Europa e l’Asia. Tutto questo ben prima di ogni riferimento biblico. Addirittura prima delle grandi religioni monoteistiche, prima anche della rivoluzione di Aton, il dio-sole del faraone Akhenaton (1330 a.C.). La grande intuizione, che in poco tempo sconvolse l’arte e incendiò l’animo del mondo allora conosciuto, diventando per l’epoca una religione “universale”. Partì da molto vicino a noi: dai popoli che cinquemila anni fa abitavano l’area alpina, principalmente la Valcamonica, ma anche la Valtellina, l’Alto Adige, la Val d’Aosta e il Vallese svizzero. Il grande antropologo Anati, all’età di 93 anni rilancia la centralità dei Camuni: “Col neolitico portò un cambio di ideologia concettuale e le statue si coprono di simboli del divino”.

Una avvincente teoria

La teoria sviluppata da Emmanuel Anati, uno dei massimi esperti mondiali in paletnologia e arte rupestre è indubbiamente affascinante. La diffonde attraverso il libro Spiriti di pietra, sottotitolo Menhir, statue menhir e altre immagini dell’Invisibile (ed. Atelier). Analizzando l’arte delle statue-stele lungo i millenni documenta la nascita di una rivoluzione concettuale destinata a cambiare la storia delle religioni. “Già 40mila anni fa nel deserto israeliano del Negev, ad Har Karkom, gli uomini del Paleolitico posero in verticale grandi pietre naturali scelte per la loro forma vagamente antropomorfa, creando così il più antico santuario di menhir a noi noto, ma qui siamo ancora lontani dal monoteismo, quelle pietre rappresentavano le anime dei defunti”.

Già 5.000 anni fa un dio unico

Anati ci spiega: “Quei monoliti rispondevano cioè alla più antica esigenza degli uomini di fronte alla morte. Principalmente comprendere dove va l’anima sfuggita al corpo che si decompone”. L’idea di un ‘altro-mondo’ popolato dalle anime dei defunti è presente ovunque, e numerose culture pongono questo ‘altro-mondo’ proprio nella pietra: la materia più inaccessibile ai viventi. Gli ‘spiriti di pietra’ vengono eretti per decine di millenni: a volte sono singoli, a volte in circolo, utilizzano massi già in natura antropomorfi (menhir) o invece lavorati dall’uomo per ottenere sembianze umane (statue-menhir)”.

I monoliti in selce di Har Karkom

Dunque i monoliti in selce di Har Karkom, secondo alcune ipotesi archeologiche, da 40mila anni sono stati scelti e disposti secondo una precisa intenzione, dunque l’insieme del sito è opera d’arte concettuale. “La raccolta di oggetti naturali dalle forme allettanti è certamente un processo creativo, esattamente come le ‘installazioni’ degli artisti odierni”. Ma, come dicevamo all’inizio, la grande rivoluzione, ossia il passaggio dallo spirito degli antenati al culto della divinità, secondo Anati avviene in un momento e in un luogo precisi: verso il 3000 a.C. (cinquemila anni fa) nell’arco alpino.

Già 5.000 anni fa

Siamo alla fine del Neolitico, lungo l’età del Rame e poi del Bronzo, e succede qualcosa di dirompente, un cambio di ideologia concettuale. L’iconografia muta, le statue-stele si coprono di simboli ben stabiliti, disposti secondo uno schema che si ripete identico per secoli e per migliaia di chilometri. Ora la forma antropomorfa si sfalda, la stele non rappresenta più l’anima di un defunto ma un’entità cosmica unitaria e insieme tripartita, che racchiude in sé i tre elementi dell’universo: il cielo, la terra, il sottosuolo. Le immagini non lasciano dubbi, a partire dalla Valcamonica e dalle valli limitrofe il nuovo fermento creativo produce statue-menhir inedite rispetto al passato e ripetitive. Quasi un copia-incolla del medesimo schema concettuale”.

Di cosa parliamo?

In alto il disco del sole, volto della divinità, rappresenta il cielo. La fascia centrale del busto corrisponde alla vita terrena, con armi e strumenti di lavoro: simboli di potere e di forza) disposti a formare le braccia, oltre a spirali (attributi di fertilità), monili (simboli di status sociale e vari animali. La parte inferiore, divisa dalla “cintura” a zig zag (il fiume), è il mondo sotterraneo, quello dei morti, spesso decorato con la figura di un aratro, l’attrezzo che scava la terra e rivolta le zolle. A questo punto è impossibile non pensare alle divinità greche legate alle messi e all’oltretomba come Demetra e sua figlia Persefone, sposa proprio di Ade signore degli inferi, o al dio egizio Osiride, il cui corpo disseminato e poi rigerminato nel grano ne fa il dio dei morti. La nuova ideologia si impone proprio quando l’introduzione dei metalli rivoluziona l’economia. Le zone ricche di giacimenti minerari, prima secondarie perché non coltivabili, diventano centri di intensa attività estrattiva, industriale e culturale, le armi e gli oggetti non sono più di pietra ma di rame e di bronzo. E il repertorio figurativo che riempie i monumenti rimanda immancabilmente a una stessa divinità cosmica tripartita”.

Già 5.000 anni fa l’arte identifica il dio

Duemila anni prima di Mosè seppero tradurre in arte raffinata questa concezione religiosa. Fecero della Valcamonica la “Firenze” di fine Neolitico. E quali “missionari” in poche generazioni la diffusero a macchia d’olio nell’intero continente eurasiatico, abbattendo confini etnici, linguistici e culturali? “La cosa meravigliosa, e il vero dilemma che farà discutere, è che queste iconografie così elaborate appaiono improvvisamente in una ristretta area di valli alpine. E’ una scoperta che sconvolge la storia delle religioni: finora tutti noi pensavamo che la tripartizione dell’universo fosse un concetto indoeuropeo, ma allora dovremo spiegarci perché questa iconografia si ritrovi già concettualmente ordinata in Valcamonica mille anni prima che nel mondo vedico dell’India! E poi uguale nei Balcani, nelle steppe dell’Asia centrale, in Cina, in Siberia, nelle isole Orcadi dell’estremo nord. Quindi la teoria prende una forma di rivoluzione socio religiosa.

Lacrime Psichedeliche