Alessandro Impagnatiello a Giulia dopo il delitto: “Sei fuggita in qualche paese lontano?”. Forse è follia allo stato puro, forse non sapremo mai il meccanismo mentale di questi delitti, fatto sta che il modus operandi è sempre lo stesso ed è dettato dalla povertà psicologica e morale di una persona deviata.

Alessandro Impagnatiello è un criminale comune o un disadattato psicopatico?

Visto il suo tentativo, tramite i messaggi di depistare le indagini, potremmo definire Alessandro Impagnatiello: un criminale sociopatico e pericoloso. Il tentativo di trasformare questo delitto in qualche altra cosa, pone l’attenzione sulle reali facoltà mentali del soggetto in questione. Dal suo cellulare l’uomo scriveva messaggi alla compagna dopo averla uccisa. La sua tattica si articolava sul tentativo di far sembrare Giulia una donna in fuga. Le chiedeva di tornare, sostenendo quindi la prima versione delle indagini che si concentrarono sull’allontanamento volontario. Ma invece il corpo di Giulia era nascosto prima in casa, successivamente in macchina e infine il criminale 30enne lo aveva avvolto in alcuni teli e gettato poco distante dalla loro casa di Senago tra le sterpaglie.

Il Profilo del Femminicida

Relativamente alle strutture di personalità  dell’uomo che commette femminicidio molti criminologi (Dutton,1981) hanno sottolineato la presenza di strutture personologiche improntate a fattori quali la prepotenza, la possessività, forse dettata da panico di fronte alla prospettiva dell’abbandono, ma in ogni caso fondata sulla mancata considerazione dell’altro con i suoi diritti e le sue esigenze.

Elbow (Elbow, 1977) descrive l’aggressore secondo quattro tipologie:

  • Il controllatore: colui che teme che il proprio dominio e la propria autorità siano messi in discussione e che pretende un controllo totale sugli altri familiari.
  • Il difensore: che non concepisce l’altrui autonomia, vissuta perciò come una minaccia di abbandono, e sceglie quindi donne in condizione di dipendenza.
  • Colui che è in cerca di approvazione e deve continuamente ricevere dall’esterno una conferma per la propria autostima, mentre qualsiasi critica scatena una reazione aggressiva.
  • L’incorporatore: colui che tende ad un rapporto totalizzante e fusionale con la partner, e la cui violenza è proporzionale alla minaccia reale o alla sensazione di perdita dell’oggetto d’amore vissuta come catastrofica perdita di sé.

Questi soggetti devono compensare la propria modesta autostima, ma talora dimostrano veri e propri sintomi. Si spera che le campagne di sensibilizzazione contro la violenza di genere possano portare alla riduzione  e un giorno al termine di questo tragico fenomeno, ribadendo con forza l’importanza di lavorare su un piano preventivo, riconoscendo e cercando di disinnescare le dinamiche violente nelle coppie ai loro esordi .

I messaggi inquietanti

Il criminale 30enne scrive a Giulia frasi d’amore. “Hai il pieno delle ragioni, ma voglio chiederti solo un favore. Dicci solo che stai bene. Dicci che sei fuggita in qualche paese lontano per buttare giù tutto. Solo questo, ti prego”. Poco dopo l’omicidio scrive: “A te che sei stata la prima ed unica ragazza ad avere accolto mio figlio dopo che mi lasciai con (la precedente compagna, ndr). E mio figlio ho sempre cercato di proteggerlo fino alla fine, come ben sai all’inizio ci ho messo qualche settimana per rivelarti di avere un figlio”. “Mi hai fatto esplodere il cuore con la tua risposta. Non volevo spezzare il tuo io invece”.

Lacrime Psichedeliche