Tempi difficili per vivere un vita all’insegna di una pseudo-normalità societaria. Sto parlando del rispetto per la vita umana, della (Con)Fusione mediatica che si aggira leggiadra come il Velo di Maya tra le nostre coscienze. Quale messaggio si sta diffondendo negli ultimi tempi? Che cosa sta accadendo attorno a noi?
Ma che cos’è la (Con)Fusione di cui parlo?
(Con)Fusione. Una preposizione semplice tra una parentesi che racchiude il senso che ha: quello dell’unione, del raccoglimento e del calore che può essere utilizzato come la metafora stessa di queste parentesi tonde. D’altro canto abbiamo la fusione, qualcosa di unico che ci accomuna e ci fa comprendere che, di fatto, siamo parte di un qualcosa. Eppure assieme, compongono una parola completamente ossimorica, fori dal contesto e disgregata dall’abbraccio caloroso dei segni di un’equazione. Equazione che, quindi, non sarà mai propensa a dare un risultato equivalente. Dopo la premessa doverosa della terminologia utilizzata, vado nel dettaglio dei fatti, scardinando un portone molto pesante e raccogliendo i pezzi di un legno marcito nel corso degli anni.
L’etica medica, l’apparenza societaria e il valore della vita
Per caso, girovagando sui vari social nell’intento di trovare qualcosa che ispiri la mia penna, mi imbatto in un video particolare. Una ragazza minorenne, ha deciso di fare coming-out trasformandosi quindi, col passare del tempo, cure mediche ed equivalenti in un ragazzo. Che c’è di strano penserete voi? Nulla da questo punto di vista, sono a favore di qualunque cosa si faccia nel rispetto di se stessi e degli altri, eppure… qualcosa mi sfugge. Vi spiego meglio: per attuare il tipo di processo il corpo viene letteralmente bombardato di testosterone. Per natura le donne producono estrogeni e una minima quantità dell’ormone maschile. Ne conviene che, per avere i tatti distintivi di un uomo, manchi tale ormone, che viene fatto assumere da chi abbia attuato questa scelta. Un meccanismo medico atto a cambiare la natura dei cromosomi, della voce e dell’aspetto fisico. È vero che dietro tali decisione ci sia sia un equipe medica che psicologica, ma credo che a quell’età, con la (Con)Fusione nata in tale società di classificazione, negli ultimi tempi, non ci sia la potenziale decisione totale presa in definitiva coi giusti criteri.
Non siamo realmente liberi di scegliere
A prescindere dai miei dubbi data l’età, la mia necessità di parlare oggi e di scrivere questo articolo, è dettata da un paragone etico e medico che voglio far affiorare nelle coscienze di coloro che vedono la vita come un dono meraviglioso. Di fatto la vita lo è, senza dubbio alcuno, ma la vita, non la mera esistenza. Siamo arrivati a un punto medico-scientifico per cui è addirittura possibile cambiare la natura della nostra nascita, del nostro aspetto, ma non quella di considerare che l’essere umano e la sua vita stessa, siano meritevoli di rispetto. Quindi la comunità societaria, etica e morale ha detto chiaramente sì al cambio della natura, ma ha ribadito un secco no, per ciò che concerne l’eutanasia legalizzata. Coloro che hanno chiesto, nel corso del tempo, con la lucidità di pensiero e l’attività cerebrale ben funzionante, di essere stanchi di esistere, attenzione non di vivere, non sono stati ascoltati. Non può essere considerata vita lo svolgersi delle ormai non-funzioni in un letto di ospedale.
La conclusione della (Con)Fusione
Siamo una società basata sull’apparenza e non sulla sostanza. I valori etici-morali privati dell’egoismo umano, non sono più ben accetti. Ben vengano coloro che decidono cosa fare della propria vita: se essere uomini o donne, ma ben vengano anche coloro che sono stanchi di esistere, perché una vita, proprio non ce l’hanno e non l’avranno più.
