Paola Cortellesi arriva fino a Hollywood. C’è ancora domani’ di Paola Cortellesi ha colpito nel cuore delle italiane e degli italiani più del fenomeno “Barbie” di Greta Gerwig e delle sue nove nomination ai Golden Globe 2024, riuscendo nell’impresa di far strappare ben 4.395.868 biglietti, diventando ufficialmente la pellicola più vista in sala del 2023 – e anche Film dell’anno dei Nastri d’Argento. Il successo non è stato di certo un caso, e se n’è accorta anche la testata di cinema e intrattenimento The Hollywood Reporter, uno dei due giornali statunitensi di settore più prestigiosi – l’altro è Variety –, che ha dedicato un articolo di approfondimento alla regista e interprete della protagonista.

Il filo rosso

“Questo film ha senza dubbio colpito nel segno”, scrive Scott Roxborough, per svariati motivi. Primo, il superamento del semplice richiamo al neorealismo di “Ladri di biciclette” o “Roma città aperta”, al “dramma sociale che si svolge davanti al lavello della cucina”, con il racconto di una tragedia – la violenza domestica – che è sempre accaduta, che collega nel tempo e ovunque nel mondo le storie di tutte le nonne, le madri e le figlie. È vero, sullo sfondo c’è l’anno del referendum istituzionale (1946), la prima volta che le donne italiane poterono votare, ma il pubblico vede al di là del dato storico e ritrova un film contemporaneo. Come ha detto Cortellesi nell’intervista: “Le radici [della cultura patriarcale] sono nel passato ma ancora molto presenti oggi”.

Lo stile di Paola

C’è la professionalità sfaccettata e sempre impeccabile di Paola Cortellesi, presentatasi alla prova della regia cinematografica dopo una carriera da attrice e personaggio televisivo in cui ha saputo unire la profondità di un discorso sociale con la leggerezza di una risata, “senza mai salire in cattedra”. Anche questo ritorna nel film. Prima scena: Delia si sveglia, a fianco c’è su marito Ivano (Valerio Mastandrea), gli dice allegramente “Buongiorno!” e lui, per tutta risposta, le da uno schiaffo, senza spiegazioni. Tra le mura domestiche il formato è in 4:3, come quello dei lungometraggi neorealisti, e la colonna sonora è un brano romantico degli Anni 40, mentre all’aperto lo schermo diventa un 16:9 e la musica è il rock Jon Spencer Blues Explosion. Le gag comiche, i pezzi di musical e soprattutto l’affresco di un uomo archetipico che è sì un mostro ma stupido, pietoso, il contrario di un idolo da imitare.

Lacrime Psichedeliche