L’album dei Clockers non è stato un lavoro semplice da realizzare, all’interno ci si può trovare ogni sfaccettatura dell’essere umano. I racconti dei paesani fuggiti dall’Italia e approdati nei più disparati moli, ci portano a scandagliare il segreto di un popolo capace di cose immense.

Clockers: The Italian Job come è nato?

E’ nato da una vecchia storia. Fabio Fiorina, nel brano Brooklino, racconta di un uomo conosciuto più di trenta anni fa. Si rivolgeva a lui in slang “Hey paesà i teniss’ e mani ice, i teniss’ a nice car longa da qui a over there“. Il compositore racconta di una esperienza così forte, che dopo trenta anni lo portò ad immergersi totalmente nelle studio della loro storia, la storia dei paesani andati via per disperazione. Con l’aiuto e la spinta degli altri Clockers Angelo Molino e Mauro Fiorina, il compositore arriva a confezionare altri brani importanti, in alcuni casi si può anche dire dall’andamento originale come: Italian Refugees. In questo brano si racconta la storia dei nostri connazionali emigrati in Germania e la loro condizione da schiavi: “Alzatevi sacchi di merda avete il turno di notte, non mi importa dei vostri reclami, niente lavoro niente paga“. Il capo cantiere, tedesco, si rivolge ai lavoratori italiani che lavoravano alla ferrovia in questo modo orribile.

Un racconto nella sofferenza

La band funziona bene e concepisce un ottimo lavoro. Fabio Fiorina, Mauro Fiorina, Angelo Molino, Mauro Munzi e Anton Caleniuc, mettono insieme un lavoro pieno di sentimento e capacità stilistica. Ci sono buoni assoli di chitarra sia di Fabio Fiorina che di Mauro Fiorina. Ottimi gli arrangiamenti con archi e fiati del maestro Molino, tutto guidato dalla grande sapienza ed esperienza di Mauro Munzi… un album da ascoltare.

Lacrime Psichedeliche