Nella guerra in Israele o nella striscia di Gaza come preferite, ci sono le lacrime delle famiglie degli ostaggi e fanno più rumore delle cannonate.

Guerra in Israele: chi ascolta quelle lacrime?

Gli spari intorno a noi c’impediscono di udire ma la voce umana è diversa dagli altri suoni e può essere udita al di sopra dei rumori che la seppelliscono, persino quando non grida, persino se è solo un bisbiglio. Il più lieve bisbiglio può essere udito al di sopra degli eserciti quando dice la verità“. Se solo fosse vero! Queste famiglie non dovrebbero sperare in una parola di Blinken. I parenti delle ragazze sequestrate diffondono le foto ovunque, addirittura qui a Tel Aviv, il sentimento è controverso. Fatevela da soli la vostra guerra, uomo contro uomo, sangue contro sangue, religione contro religione, ma lasciate fuori i civili, soprattutto se sono giovani e senza colpe.

Il gesto della disperazione

E’ solo l’ultimo gesto disperato dei parenti dei rapiti. Le foto sono state pubblicate dal Daily Mail in occasione del terzo mese della loro prigionia, nel tentativo di intensificare la pressione internazionale per un accordo sugli ostaggi. Si tratta delle immagini di tre diciannovenni Karina Ariev, Agam Berger e Daniela Gilboa, oltre alla più piccola, l’appena diciottenne Liri Albag. Se secondo voi questo vuol dire fare la guerra, allora uomini fatevi avanti e dimostrate le vostre ragioni.

Perché se le vostre ragioni sono vere allora a maggior senno dovreste combattere da uomini proprio come diceva Shakespeare nel Coriolano: “Ah, per me, dico, datemi la guerra! È meglio cento volte della pace, come il giorno è migliore della notte; la guerra è cosa viva, movimento, è vispa, ha voce, è piena di sorprese. La pace è apoplessia, è letargia: spenta, sorda, insensibile, assonnata, e fa mettere al mondo più bastardi che non uccida uomini la guerra”.

Lacrime Psichedeliche