Il Papa ci ricorda: “L’uomo non diventi cibo per algoritmi, la comunicazione resti pienamente umana”. Dovrebbe essere propria dell’intelligenza umana non prestare il fianco a certe nefandezze.

Il Papa ci ricorda o forse si domanda se l’uomo sia già cibo degli algoritmi?

Forse in parte lo è già! Però è importante fare una distinzione tra algoritmi utilizzati per la tecnologia e quelli usati per la comunicazione e l’arte. I primi, cioè quelli legati alla tecnologia, sicuramente hanno un’azione salvifica. Per esempio: i nuovi algoritmi che si occupano di trading o di sviluppo scientifico e sanitario, portano la sicurezza dell’intervento a livelli molto alti. C’è quasi un rischio calcolato, ma la sicurezza e la capacità di elaborazione è notevolmente superiore alla capacità umana. Questo certo non è, quando affrontiamo il discorso della comunicazione e dell’arte. In questi territori sviluppiamo l’espressione dell’animo umano, quindi, la famosa AI o IA è fuori luogo o addirittura raccapricciante e offensiva.

Il messaggio diretto

Papa Francesco torna a riflettere sull’IA nel suo messaggio per la 58.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana. Nel documento firmato a San Giovanni in Laterano per il 24 gennaio, festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, Francesco guarda con ammirazione e preoccupazione all’evoluzione di alcuni sistemi: “Stanno modificando in modo radicale anche l’informazione e la comunicazione e, alcune basi della convivenza civile”. Successivamente ci riporta in un mondo magico, quel mondo che molti di noi hanno vissuto, risaltando un aspetto umano che la AI non potrà mai avere nel mondo della comunicazione. “Quanti reporter sono feriti o muoiono sul campo per permetterci di vedere quello che i loro occhi hanno visto. Solo toccando con mano la sofferenza dei bambini, delle donne e degli uomini, si può comprendere l’assurdità delle guerre”.

Il Papa ci ricorda che l’esperienza umana da un senso dello Spirito a ciò che facciamo

L’azione di un reporter nelle zone di guerra non può essere sostituita dall’IA. Non c’è anima nell’intelligenza artificiale. Essa, come dice il Papa, non riconosce il dolore di un bambino o di una madre. Non può vibrare alla paura delle bombe, ma soprattutto, non rientra in albergo impolverato e ferito, o con le mani insanguinate per aver aiutato un moribondo e ancora sporco, stanco e terrorizzato, accendere il pc per esaminare le foto e scrivere un articolo. Questo la IA non lo può fare! “L’uso dell’intelligenza artificiale potrà contribuire positivamente nel campo della comunicazione, se non annullerà il ruolo del giornalismo sul campo, ma al contrario lo affiancherà. Se valorizzerà le professionalità della comunicazione, responsabilizzando ogni comunicatore. Se restituirà ad ogni essere umano il ruolo di soggetto, con capacità critica, della comunicazione stessa“.

Accoglienza e giusta considerazione

il Papa invita a domandarsi: “Come possiamo rimanere pienamente umani e orientare verso il bene il cambiamento culturale in atto? Intanto, conviene sgombrare il terreno dalle letture catastrofiche e dai loro effetti paralizzanti. Quindi, non irrigidirsi contro il nuovo nel tentativo di conservare un bel mondo condannato a sparire. Al tempo stesso, però, bisogna rimanere sensibili a tutto ciò che è distruttivo e non umano. Bisogna, cioè, ripartire dal cuore in quest’epoca che rischia di essere ricca di tecnica e povera di umanità. Serve sapienza e non possiamo pretenderla dalle macchine. Non si tratta di esigere dalle macchine che sembrino umane. Si tratta piuttosto di svegliare l’uomo dall’ipnosi in cui cade per il suo delirio di onnipotenza, credendosi soggetto totalmente autonomo e autoreferenziale, separato da ogni legame sociale e dimentico della sua creaturalità“.

Il Papa ci ricorda di fare attenzione alle false notizie

“I sistemi di intelligenza artificiale possono contribuire al processo di liberazione dall’ignoranza e facilitare lo scambio di informazioni tra popoli e generazioni diverse. Possono, però, essere pure strumenti di inquinamento cognitivo, cioè di quelle fake news che si avvalgono del deep fake, la creazione e diffusione di immagini che sembrano perfettamente verosimili ma sono false. E’ capitato anche a me di esserne oggetto, o di messaggi audio che usano la voce di una persona dicendo cose che la stessa non ha mai detto. La simulazione alla base diventa perversa là dove distorce il rapporto con gli altri e la realtà”. Questo è un vero rimprovero che ci fa il pontefice. Il successo della notizia a tutti i costi, il primato anche raccontando cose false è il pericolo più perverso che la IA può apportare alla nostra professione. Il giornalismo come lo si intende vero, deve essere limpido e senza catene, altrimenti si rischia la teoria di Raymond Chandler…

Le incessanti vociferazioni sulla libertà di stampa significano, tranne poche onorevoli eccezioni, la libertà di speculare sugli scandali, sui delitti, sul sesso, sul sensazionale, sull’odio, sulla diffamazione, la libertà di usare la propaganda a fini politici e finanziari. Un giornale è un’impresa che vuole guadagnare soldi con la pubblicità. La pubblicità dipende dalla tiratura, e lei sa da cosa dipende la tiratura”. (Raymond Chandler)

Lacrime Psichedeliche