L’Angelus del Papa, non è composto da semplici parole ecclesiastiche. Il Papa parla in cattolicese, una vera e propria lingua, proprio come il politichese, per questo andrebbe ascoltato per bene e magari tradotto per chi è disinteressato alle preghiere.

L’Angelus: non è soltanto un discorso religioso?

Ciò che ha detto Bergoglio o qualsiasi altro Papa prima di lui, non è un insieme di parole clericali buttate li. Il suo discorso è aperto al mondo e non solo a quello politico. Nell’ultimo Angelus di Santo Stefano, Bergoglio ci ricorda che “Il sangue dei martiri è il seme dei cristiani”. Ma cosa potrebbe significare? Forse che il sangue degli innocenti, che si sta versando in queste guerre ignobili, deve essere il seme in cui i cristiani possano riflettere e rinascere. Il sangue degli innocenti di queste guerre – è fonte di responsabilità diretta dell’Occidente e del Medio Oriente, per non dimenticare la Russia e L’Ucraina.

Un sangue e i suoi responsabili

 “Oggi, duemila anni dopo, purtroppo vediamo che la persecuzione continua, c’è persecuzione dei cristiani. Anche questi fratelli e sorelle possono sembrare dei falliti, ma oggi vediamo che non è così. Adesso come allora, infatti, il seme dei loro sacrifici, che sembra morire, germoglia e porta frutto, perché Dio attraverso di loro continua a operare prodigi, a cambiare i cuori e a salvare gli uomini”. Ma cosa ci vorrà dire? Attraverso la parola “falliti”, il Papa apre un mondo. Ovviamente il messaggio di persecuzione è rivolto a tutti i religiosi che vengono trucidati e che, non per colpa loro, non sono riusciti a modificare le condizioni politiche dei territori di loro competenza. Il Papa ridefinisce il suo primato universale. Infatti, rivendica l’importanza della Chiesa di Roma, come ponte per salvare gli uomini perversi e, sempre secondo la mia interpretazione, il Papa dice che solo nel corpo del Cristo c’è la salvezza e non nelle armi di atei e islamici.

Dobbiamo pensare alle Chiese cattoliche sparse nel mondo, come vere ambasciate, finché non faremo questo, non comprenderemo mai a pieno l’importanza e la potenza dello Stato Vaticano.

L’Angelus della guerra

Infatti, il Santo Padre diviene più esplicito e diretto, confermando la mia interpretazione sulle parole dette in precedenza. “Mi interesso e prego per chi, in varie parti del mondo, ancora oggi soffre e muore per la fede, i tanti che sono assassinati per la fede? E, a mia volta, cerco di testimoniare il Vangelo con coerenza, con mitezza e con fiducia? Credo che il seme del bene porterà frutto anche se non vedo risultati immediati”. Questa ultima parte: “Anche se non vedo risultati immediati” – è un vero attacco a chi fa della guerra, una vera strategia di Marketing.

Il martire dei martiri

“All’intercessione del primo martire affido l’invocazione di pace dei popoli straziati dalla guerra. I media ci mostrano che cosa la guerra produce: abbiamo visto la Siria, vediamo Gaza, pensiamo alla martoriata Ucraina, un deserto di morte… È questo che si vuole? I popoli vogliono la pace: preghiamo per la pace, lottiamo per la pace”. Questo è tutto meno che un messaggio ecclesiastico. Il re del Vaticano in realtà dice: “Noi vogliamo che le guerre finiscano qui. Vogliamo che ci sia un cessate il fuoco“. Lo dice tanto contro l’Est che contro l’Ovest senza dimenticare le terre mediorientali. L’affidare la pace dei popoli straziati dalla guerra a Santo Stefano, primo martire della cristianità, vale quanto una lettera di protesta contro tutti i Capi di Stato, prendendo una netta decisione politica. Bergoglio si prende le distanze sia dal mondo occidentale, sia da quello medio orientale, definendo la posizione del Vaticano opposta alle loro.

Mi rivolgo soprattutto a quelli che, durante le parole del Papa girano la testa altrove, ma soprattutto ai più giovani e ricordo loro che, la politica vaticana è la più antica del mondo e sono ancora loro a comandare… meditate gente!

Lacrime Psichedeliche