La cura senza chemioterapia per la leucemia è efficace… grazie Dio! Siamo passati oltre. Siamo nel luogo dove tutto diventa possibile, dove la nebbia si dirada e dove esce nuovamente il sole.

La cura senza chemioterapia per la leucemia è efficace?

I tentativi sperimentali, per chi ha scelto di farli, dimostrano che si può vincere. Ora passiamo alle cose scientifiche e mettiamo da parte l’emotività. La ricerca conferma i benefici di un mix di componenti contro la forma acuta linfoblastica Philadelphia positiva. Una cura senza chemioterapia né trapianto di staminali. Uno studio targato Gimema, Gruppo italiano malattie ematologiche dell’adulto: vi voglio bene! Uno studio coordinato da Robin Foà della Sapienza Università di Roma, la sua efficacia è confermata da molti pazienti guariti. Un trattamento di prima linea basato sull’uso combinato di due farmaci che agiscono in modo mirato sul tumore, senza il ricorso a chemioterapia e trapianto di staminali. I risultati del lavoro sono pubblicati sul ‘Journal of Clinical Oncology’.

Cos’è la leucemia acuta linfoblastica

La Lal Ph+ è il sottogruppo più frequente di leucemia acuta linfoblastica negli adulti con un’incidenza che aumenta progressivamente con l’età, tanto che negli over 50 anni può interessare un paziente su due. In passato era considerata il tumore del sangue con il decorso più infausto, perché poco rispondente alla chemio. Ma i tempi cambiano fidatevi, e se avete il coraggio di affrontare l’inferno passando per strade alternative alla chemio, fatelo, fidatevi potreste vedere ancora il sole… e inaspettatamente direi. Quando ogni cosa sembra smarrirsi, quando il tempo sembra sfuggire dalle logiche, la via la si può ritrovare ancora. Certo, non senza difficoltà, dolori o stanchezze varie, febbri, presunte influenze o polmoniti, ma alla fine vince.

La Leucemia si può battere anche oltre i 50

La si può battere anche oltre i 50, anche con altri problemi irrisolti o cronici. L’unica strategia potenzialmente curativa era il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche, raramente percorribile per la scarsa sensibilità alla chemioterapia e per l’età avanzata di molti pazienti. La prognosi è cambiata dall’inizio degli anni 2000 con l’introduzione nella pratica clinica degli inibitori delle tirosin-chinasi, mirati alla lesione genetica che caratterizza la Lal Ph+. In tutti i protocolli nazionali Gimema si è deciso di trattare i pazienti nella prima fase, detta ‘di induzione’, con un inibitore delle tirosin-chinasi associato a terapia steroidea, senza chemio. Si è osservato che si ottenevano così percentuali molto elevate di remissioni cliniche in pazienti di tutte le età. Gli inibitori delle tirosin-chinasi, inoltre, sono somministrati per via orale e quindi spesso a domicilio, con un vantaggio per la qualità di vita dei pazienti.

Ringraziamo Dio e Dio ringrazia la scienza

Successivamente, il gruppo guidato da Foà ha utilizzato un inibitore delle tirosin-chinasi di seconda generazione (dasatinib) seguito da un trattamento di consolidamento con un anticorpo monoclonale bispecifico (blinatumomab) in grado di riconoscere due antigeni, uno sulle cellule tumorali e uno sui linfociti che sono così attivati contro il tumore. L’uso congiunto dei due farmaci ha permesso di ottenere una remissione completa della leucemia nel 98% dei pazienti, di tutte le età, senza effetti collaterali rilevanti e senza dover ricorrere alla chemioterapia sistemica.

Lacrime Psichedeliche