Il paradosso del mentitore afferma: “Sto mentendo”, una frase all’apparenza innocua, ma insidiosa perché è autonegante, cioè si contraddice da sola.

Il paradosso del mentitore è una situazione realmente insidiosa?

Questo paradosso è il più antico della storia e si chiama paradosso del mentitore. Risale addirittura al IV secolo a.C., quando Eubulide di Mileto lo formulò. E’ una contorsione psicologica e morale, la distorsione che crea è, non solo ambigua ma criminale a tal punto che tenta di ribaltare una realtà o verità assoluta. Prende origine dalla celebre frase di Epimenide: “Tutti i Cretesi sono bugiardi“. La frase riportata sopra non può essere né vera, né falsa: se il mentitore dice la verità, allora non sta mentendo, ma egli stesso afferma di mentire! D’altra parte, se è vero che sta mentendo allora sta dicendo una cosa falsa, quindi la frase “Sto mentendo” è falsa, cioè: dice la verità! Questo comporta la mancata reazione dell’ascoltante, e cioè, non può disporti in modo opportuno al dialogo. La persona che mente espone i fatti come se volesse mistificare sia la verità che la falsità, forse è la più alta espressione della manipolazione morale e psicologica, una azione che deforma chi ascolta.

Manipolazione morale

Questo paradosso mette fortemente in crisi la logica stessa e non ha a oggi soluzione definitiva. Esistono però diverse soluzioni più o meno approvate. La soluzione data da Crisippo dice semplicemente che il paradosso è il rovesciamento del buon senso: “Ci sono frasi delle quali non si deve dire che esse dicono il vero e (neppure) il falso. Né si deve congetturare in un altro modo, cioè che lo stesso (enunciato) esprima simultaneamente il vero e il falso, bensì che esse sono completamente prive di significato”.Questo paradosso mette fortemente in crisi la logica stessa e non ha a oggi soluzione definitiva. Esistono però diverse soluzioni più o meno approvate.

Il paradosso del mentitore e la soluzione di Aristotele

La soluzione prospettata da Aristotele è la seguente: “Le frasi paradossali si fondano sulla confusione tra uso e menzione. Quando si dice ‘io sto mentendo’, si sta usando la frase, nel senso che si tratta di un paradosso di tipo autoreferenziale, catalogato tra gli insolubilia. Chi enuncia una frase insolubile, non dice letteralmente nulla e pertanto la ‘proposizione’ deve essere semplicemente cassata“.

Guglielmo di Ockham 

Nel Medioevo, una proposta di soluzione fu avanzata da Guglielmo di Ockham (1285-1347). “Dal momento che la cassatio di Aristotele non forniva una soluzione concreta, egli introdusse la distinzione tra linguaggio e metalinguaggio. Solo le frasi autoreferenziali mescolano i due livelli in uno solo. Dire ‘io sto mentendo’ è una frase che si pone nel metalinguaggio (per quanto riguarda il verbo mentire, il cui concetto trova spiegazione non nella frase stessa ma in un altro livello), ma è espressa mediante il linguaggio.

Il paradosso del mentitore visto da Buridano

La proposta di soluzione di Buridano fu dettata dall’intuizione della logica temporale: “Un’affermazione non è vera o falsa in assoluto, ma solo relativamente a un certo momento storico. Mentre non è possibile che una frase sia vera o falsa nello stesso tempo, essa può esserlo in tempi diversi. Basterebbe dire ‘Platone dirà il falso quando pronuncerà la prossima frase’ e ‘Socrate disse il vero quando pronunciò la frase precedente'”.

Lacrime Psichedeliche