Ci sono album e ci sono capolavori, Thick as a Brick, a mio giudizio è il testamento musicale dei JT. E’ un esempio di perfezione esecutiva e compositiva, un perfetto connubio tra folk, rock e classicismi flautistici.

Thick as a Brick è il capolavoro dei Jethro Tull?

Pubblicato nel 1972, Thick as a Brick  è il quinto album registrato in studio dalla band. La sua particolarità? Avere un solo brano diviso in due parti. I Jethro Tull sono un fenomeno unico nella storia della musica pop. Il loro eclettico mix di rock, melodie folk e spunti blues, il tono surreale della struttura dei brani, accompagnati da testi profondi e colti, sfidano ogni facile analisi. Formata nel 1967 dal genio Ian Anderson, la band ha venduto nel corso degli anni oltre sessanta milioni di dischi in tutto il mondo, diventando una della band progressive rock più eccentriche e commercialmente fortunate del mondo.

L’album venne progettato come un concept. La cover originale è una delle più incredibili e bizzarre mai realizzate: si tratta di una copia di un vero e proprio giornale di 14 pagine (il fantomatico St. Cleve Chronicle) datato 7 gennaio 1972. Il giornale è perfettamente ripiegato, sfogliabile e con tanto di parole crociate! Nella prima pagina viene riportata la notizia dell’avvenuta premiazione, successivamente revocata, di un giovanissimo scrittore immaginario di 8 anni di nome Gerald “little Milton” Bostock.

A lui il leader della band Ian Anderson attribuisce le liriche dell’album, sovente sarcastiche ed incomprensibili, tendenti a riabilitare l’artista ingiustamente danneggiato. Il critico dell’autorevole rivista Rolling Stone definì Thick as a Brick “uno degli album più sofisticati e innovativi della storia del rock”. Credo fermamente che sia il capolavoro dei JT. La capacità di Ian Anderson di vedere oltre la struttura è geniale. L’album esprime un concetto che unisce mondi culturali sia musicali che letterari.

Il capolavoro

Si narra che Anderson detestasse i concept album e le lunghe suite normalmente utilizzate da gruppi quali King Crimson, E.L.P. o Yes. Per tale motivo volle provocatoriamente realizzare un lavoro che fondamentalmente rappresenta una parodia di queste mode molto in voga in quel periodo. Le connotazioni del sound permangono le medesime che hanno costituito la fortuna della band inglese. Una sapiente commistione di rock, blues e folk senza, dunque, apportare particolari modifiche rispetto al precedente disco Aqualung reputato unanimemente il migliore prodotto dalla formazione di Ian Anderson nella sua lunghissima storia.

Thick as a Brick il concetto musicale

La prima facciata è di gran lunga la migliore sorretta nella parte iniziale da una meravigliosa chitarra acustica, suonata col plettro, da cui scaturiscono arpeggi di straordinaria bellezza e dall’immancabile dolce suono del flauto. Susseguentemente si dipanano gli ispirati temi principali sui quali si cimentano alla grande i vari componenti del gruppo: Martin Barre con i suoi pregevoli assoli di chitarra. John Evans alle favolose tastiere ed il batterista Barriemore Barlow dotato di una maggior potenza e precisione rispetto al predecessore Clive Bunker.

Anderson il genio

Il cantato di Anderson è perfetto e raggiunge il suo apice nella parte finale del lato A (riferito al vinile) accompagnato da una ritmica dall’andamento quasi marziale. Nella seconda parte del disco viene riproposto in pratica lo stesso canovaccio. Complessivamente l’ascoltatore viene ammaliato dal contesto generale. Il lavoro a livello compositivo raggiunge vette elevatissime. Nel finale torna la chitarra acustica e la voce di Ian Anderson a chiudere sul tema portante questo incredibile album.

Lacrime Psichedeliche